Nelle pieghe della storia affondano terre e fiumi, ritmi di esistenze, passaggi veloci di cose, memorie e ricordi diffusi e penetranti. Alcuni di tali aspetti sono verificati e resi vivi dalla toponomastica che tra le espressioni del nostro passaggio nel mondo, è la forma più adatta a capire chi ci fu e per quale ragione stava lì. La lingua sostanzia e assevera il passato e il presente, e così è anche per Somma Vesuviana.
Il libro di cui parliamo – dovuto a cinque mani e non ad una proprio perché il singolo apporti qualche aggiunta, qualche diversità – è al tempo stesso un repertorio viario, una analitica descrizione topografica, rassegna del vissuto agrario di Somma, dizionario di toponomastica, raccolta e messe storica divisa tra atti e documenti per inserirsi nelle vicende del distretto che, fra tutti, ha nel proprio nome quasi la summa, la raccolta più alta e significativa, il meglio della ricchissima etnia vesuviana.
Se andiamo ai luoghi e alle persone, queste ultime ci si avvede che scorrono nella loro elettività storica, per ciò che fecero e diventarono (i Ciciniello, i Conclubet, i Sanseverino, Filippa la catanese, Lucrezia d’Alagno), acclaramento ultrasecolare di fatti veri, di leggende di cui trattano rispettivamente Russo, Di Mauro, Sepe, Angrisani. Siti, acque, la montagna indagano in specifico Di Mauro e Di Lorenzo attraverso esaurienti spiegazioni che i Sommani leggeranno credo per la prima volta – nella loro interezza e nell’esatto ricorso di rimandi lessicali e storici. Non si dimentichi, infatti, che il campo appare alquanto minato poiché per molto tempo ciascuno ha voluto costruirsi una linguistica speciale, particolare, in genere scolastica, ove tutto andava decifrato con il latino e il greco. Studi e analisi vecchi e recenti hanno dimostrato di quanta vanità fosse quella costruzione, e nel nostro libro molte parole si denudano per presentarsi nella loro spontanea verità.
Ne emerge un quadro complessivo di toponomastica investigata ove le accaessioni di età moderna e contemporanea sono poche, modeste, intendo toponimi e individui di età spagnola, francese, o germanica, fra X e XVIII secolo d. C. Somma possiede e conserva, invece, dall’alto del suo Vesuvio – che qui appare nel suo vero senso di montagna emergente, di altura bella da lontano a vedersi – un insieme di nomi territoriali prevalentemente orientabili nel mondo preitalico e italico-romano, insieme con moltissime aderenze medievali. Ciò non deriva – si capisce – da frequentazioni erratiche della zona quanto da una stanzialità diffusa che da lontane origini era caratteristica del luogo, terra vulcanica che non può, non deve far paura, e che dalla lotta fra volontà ed eventuale pericolo restituisce bene il seme che hai piantato.
La rassegna in specie per opera del Di Mauro è una testimonianza microagglomerante del contesto geografico, e la si noterà quando si legga dei tanti terreni, dei campi, delle selve, alberi da frutto, della serie di masserie, costellate e inserite in un paesaggio ancora disponibile all’uomo, e che si spera non venga trasformato in futuro.
Pasquale Natella