Le manifestazioni folkloriche della comunità possono ricondursi alla festa di Castello che porta in montagna, presso la chiesa del Castello dedicata alla madonna Schiavona, i fedeli di tutti i paesi del circondario. I pasti sono rigidamente regolamentati, almeno per i devoti: pranzo a base di pesce e frutta con esclusione di qualsiasi componente di carne o grasso animale.
Il rituale, che serve a propiziare il raccolto, si svolge con invocazione alla Madonna con antiche invocazioni senza musica, con danze arcaiche, falò e fuochi artificiali.
Caratteristica è la costruzione sul luogo del piffero da un pollone di castagno.
Precede questo rituale la processione dell’Addolorata e del Cristo morto il Venerdì Santo, che vede la partecipazione delle donne scalze ed in gramaglie, e degli uomini e dei bambini in pariseo bianco.
La festa delle lucerne, al contrario di quella precedente, si svolge alla fine del raccolto, dal 4 al 6 agosto, ed ha tutte le caratteristiche di un rituale di ringraziamento ai morti con la presenza di maschere crapulose, di lucerne ad olio accese in molti vicoli, zucche svuotate, scolpite a mo’ di teschio e illuminate dall’interno.
Rantoli di resistenza emette il pupazzo di stoffa della Quaresima, che resiste solo in alcuni vicoli del Casamale, il borgo del paese. La pezza nera della gonna si illumina di un’arancia tra le gambe che porta infisse sette piume che sono estirpate una a settimana.
Un sole prigioniero, fascinato da piume di morte, che si libererà con il ritorno della vegetazione a primavera.
Rimangono anche relitti folklorici del Carnevale, affidato all’iniziativa individuale, che fino agli anni passati rappresentava maschere marchianamente aggraziate e selvagge, mentre la Rappresentazione dei dodici Mesi ha perso vigore per la scomparsa dal tessuto produttivo dei cavalli.
Saltuaria è anche la rappresentazione della Cantata dei Pastori da parte dei giovani del borgo.
Apre il ciclo agrario la processione del Bambinello/anno nuovo il primo dell’anno.
Il 17 gennaio si procede alla benedizione degli animali domestici sul sagrato della Collegiata con processione di Sant’Antonio Abate, il Prometeo contadino.
Un tempo per far piovere acqua calda a febbraio c’era la processione di “Terracavera”, che mirava a riscaldare la terra per la rinascita vegetale.
Ai primi d’agosto, dopo un mese di rogazioni dagli androni dei cortili, sfila la Madonna della Neve, che apre la festa delle lucerne.
Contro le eruzioni e per favorire il raccolto la comunità a settembre porta in processione San Gennaro, patrono del paese come di Napoli. L’influenza magica di questo santo, che la leggenda fa passare per Somma in via Valle insieme al diacono San Sossio, fino agli anni ’60 era tale che le donne incinte dovevano evitare di assistere alla decapitazione durante la rappresentazione teatrale della sua vita, in quanto i neonati nascevano col collo rotto.
Sull’orogenesi del vulcano il paese ha elaborate diverse leggende di fondazione dei rituali che ancora si praticano.

Angelo Di Mauro